Tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento, in piena era ragtime, fece la sua comparsa il Piano Roll. Era forse il primo tentativo in larga scala di automatizzare uno strumento musicale. Il dispositivo si applicava su un normale pianoforte ed era in grado, tramite un cilindro appositamente perforato che riproduceva un brano musicale, di dare input ai martelletti del piano e far vibrare le rispettive corde. Era lo stesso concetto che si utilizzava sui piccoli carillon, inventato alla fine del settecento da un orologiaio svizzero.
Il pianoforte che poteva suonare i rotoli perforati poteva comunque essere suonato normalmente dal pianista quando il meccanismo del piano roll veniva attivato. Il ragtime si prestava moltissimo ad essere riprodotto su questi rotoli di carta e molti musicisti dell'epoca si dedicarono proprio a questo.
La "registrazione" dei brani musicali avveniva in diretta tramite una macchina che perforava la carta mentre venivano suonate le note. La prima "rotolata" se possiamo dire così, veniva poi stampata in più copie e venduta. Anche molti compositori scrissero brani appositamente per essere suonati dal piano roll.
Tra i pianisti che spesero la loro carriera nell'industria del piano roll ricordiamo J. Lawrence Cook, forse il più grande incisore di rotoli che la storia ricordi. Per approfondire la sua storia rimando a questa pagina